Ogni sette anni, la Tour Eiffel viene completamente riverniciata. Non si tratta di un vezzo estetico o di una scelta architettonica legata alla moda, ma di una necessità scientifica. A oltre 130 anni dalla sua costruzione, la “dama di ferro” di Parigi continua a insegnarci una delle lezioni fondamentali della chimica applicata: la lotta alla corrosione.
Alta 324 metri, costruita nel 1889 in ferro a basso tenore di carbonio, la Torre Eiffel è soggetta all’attacco costante degli agenti atmosferici. Il ferro, infatti, in presenza di ossigeno e umidità, va incontro a un processo di ossidazione che lo trasforma in ossidi e idrossidi: nasce così la ruggine. A differenza di metalli come rame, zinco o alluminio – che si proteggono con uno strato compatto e aderente di ossido – il ferro produce una ruggine porosa e friabile, che cade e lascia esposta una nuova superficie, perpetuando il degrado.
Per questo motivo, la manutenzione della Torre Eiffel si basa sull’applicazione periodica di vernici antiruggine. Le formulazioni moderne utilizzano componenti oleosi e cerosi in grado di isolare completamente il metallo dall’ambiente esterno, rallentando drasticamente la corrosione.
Ma c’è anche un tocco di simbolismo scientifico che arricchisce questa storia: sotto il primo balcone della torre, incisi in oro, si trovano i nomi di 72 grandi personalità della scienza francese, tra cui Antoine-Laurent de Lavoisier, padre della chimica moderna. Gustave Eiffel volle che fossero loro a vegliare su questa struttura monumentale, a dimostrazione del ruolo che la scienza – e la chimica in particolare – ha nel rendere possibile l’evoluzione e la conservazione delle opere dell’uomo.
La Tour Eiffel non è solo un capolavoro di ingegneria. È un esempio concreto di chimica al servizio della storia.
Continua a seguirci nella rubrica “La chimica nell’arte” per scoprire come scienza e bellezza dialogano, ogni giorno.
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