La Chimica alla Sapienza di Roma: dalla penombra alla luce
La storia della chimica alla Sapienza di Roma è un racconto di sfide, trasformazioni e scoperte. Per secoli, l’insegnamento della chimica all’Università di Roma è stato relegato in secondo piano, strettamente legato alla facoltà di medicina e spesso considerato meno prestigioso rispetto ad altre discipline. Fondata nel 1748 da Papa Benedetto XIV, la cattedra di chimica fu per lungo tempo occupata da docenti che, oltre a insegnare, esercitavano la professione medica, spesso cercando di passare a cattedre meglio retribuite.
L’arrivo di Stanislao Cannizzaro alla Sapienza
Il vero cambiamento arrivò con Stanislao Cannizzaro, uno scienziato di fama internazionale chiamato a Roma dopo la presa di Porta Pia per risollevare le sorti della disciplina. Cannizzaro non solo riuscì a portare nuova linfa all’istituto chimico romano, ma lo trasformò in un centro di eccellenza. Grazie a lui, la chimica a Roma divenne un punto di riferimento per tutta Italia, formando alcuni dei più importanti chimici italiani del tempo. Alcuni dei giovani chimici che operarono con Cannizzaro alla Sapienza si distinsero per le loro straordinarie capacità scientifiche fin dai primi anni di carriera. A Roma, questi talenti emergenti condussero ricerche di grande rilievo, contribuendo a innalzare il prestigio dell’istituzione che li ospitava. Dopo aver trascorso un periodo più o meno lungo come assistenti presso l’Istituto Chimico diretto da Cannizzaro, molti di loro divennero professori ordinari di Chimica in altre università italiane. Questi studiosi, a loro volta, fondarono nuove scuole di ricerca, continuando a dare un contributo significativo allo sviluppo della chimica italiana.
La classe di menti illustri: Ciamician e Nasini
Uno dei primi e più illustri tra questi fu Giacomo Luigi Ciamician (1857-1922), considerato una delle figure scientifiche più eminenti emerse dall’Istituto di via Panisperna dopo Cannizzaro. Di origini armene e nato a Trieste, Ciamician già nel settembre del 1879, prima ancora di conseguire la laurea, scrisse a Cannizzaro chiedendo di essere accolto a Roma come assistente, posizione che ottenne grazie alla raccomandazione di Adolf Lieben, un collega di Cannizzaro a Palermo. Durante la sua permanenza a Roma, dal 1880 al 1887, Ciamician si dedicò principalmente allo studio del pirrolo e dei suoi derivati, ottenendo nel 1887 il premio dell’Accademia dei Lincei per i suoi lavori. A Roma, Ciamician avviò anche ricerche pionieristiche sulla fotochimica, campo in cui divenne un’autorità internazionale, prima di trasferirsi come professore ordinario a Padova e successivamente a Bologna.
Un altro significativo collaboratore fu Raffaello Nasini (1854-1931), che si formò inizialmente in matematica per poi dedicarsi alla chimica all’Università di Pisa. Nasini divenne in seguito professore in un’altra università, fondando una sua scuola di ricerca e contribuendo in modo sostanziale allo sviluppo della chimica.
Le fondamenta della chimica moderna
Sotto la guida di Cannizzaro, la ricerca chimica si sviluppò in campi avanzati come la chimica delle sostanze naturali e la chimica fisica e inorganica, contribuendo in modo significativo al progresso scientifico del paese. Oggi possiamo immaginare l’energia e la passione che animavano i laboratori dell’epoca, dove nuove teorie prendevano forma e si costruivano le fondamenta della chimica moderna.
Questa storia ci ricorda l’importanza dei luoghi della scoperta, dove l’impegno e la dedizione di pochi possono trasformare il destino di una disciplina e lasciare un segno indelebile nella storia della scienza.
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